L’Italia e la Francia sono arrivate a una sorta di armistizio sul futuro di StMicroelectronics, l’attore compartecipato dal ministero dell’Economia e delle Finanze di Roma e dalla banca pubblica transalpina Bpifrance (che detengono il 25% del capitale ciascuno) protagonista del mercato nazionale dei chip.
Il nuovo piano industriale del colosso italo-francese
Dopo mesi di ciclicità negativa, dettati principalmente dal cortocircuito del mercato di riferimento di St, l’automotive, e dall’incertezza sulla governance produttiva e industriale del gruppo, l’azienda con sede ad Agrate Brianza e Crolles, vicino Grenoble, ha rilanciato con una nuova strategia pluriennale che mira a promuovere una struttura più vigorosa e agile e a rinvigorire la produzione.
Come ricorda Elettroncia e Mercati, col nuovo piano St intende “indirizzare con priorità gli investimenti pianificati verso infrastrutture pronte per il futuro, come gli impianti di wafer di silicio da 300 mm e in carburo di silicio (SiC) da 200 mm per consentire loro di raggiungere una dimensione di scala critica, e massimizzare la produttività“.
Ci sarà spazio per finanziamenti al polo lombardo di Agrate, a quello transalpino di Crolles e al rilancio di altri sedi come quella, tutt’altro che secondaria di Catania, protagonista dell’epopea dell’azienda fatta grande da Pasquale Pistorio. Inoltre St intende investire “implementando ulteriormente l’intelligenza artificiale e l’automazione per aumentare ulteriormente l’efficienza nella ricerca e sviluppo, nella produzione, nei processi di affidabilità e di qualifica”, rendendo interoperabile sempre di più l’impresa con la filiera ove è inserita.
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Roma e il braccio di ferro con l’Ad francese
Il recente piano industriale è stato favorito dall’arrivo del Governo italiano alle maniere forti con l’Ad francese di StMicroelectronics, Jean-Marc Chery, a cui il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti e il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si sono detti pronti a togliere la fiducia nella giornata del 9 aprile. Il motivo? Una percepita guerra di logoramento a cui si è unita una sostanziale predilezione della Francia nelle logiche d’investimento dell’azienda.
Come ha scritto Start Magazine, Via XX Settembre aveva un’ostilità verso Chery “dovuta al forte calo (-23 per cento) dei ricavi di Stmicroelectronics nel 2024, al dimezzamento del titolo in Borsa e alla stesura di un piano di contenimento dei costi dall’impatto non ancora chiaro sull’Italia”, a cui si aggiungono le manovre del Ceo per aumentare la sua remunerazione in parallelo a una serie di accuse provenienti dagli Usa che, nota il quotidiano fondato da Michele Arnese, si sostanziano in una “class action intentata da un gruppo di investitori negli Stati Uniti contro Stmicroelectronics, accusata di aver rilasciato delle dichiarazioni fuorvianti su propri risultati economici, nascondendo il peggioramento del mercato dei semiconduttori”. Ad oggi Chery non risulta indagato, ma le accuse hanno posto un problema politico.
Una partita sempre aperta
Per queste problematiche Chery è stato messo sotto tiro assieme al direttore finanziario Lorenzo Grandi, e Giorgetti ha giocato tutte le sue carte per aumentare il presidio dell’azionista italiano nell’azienda, prima tra tutte la scelta di nominare nel comitato di sorveglianza Marcello Sala, direttore dell’area Economia del Mef, un attento e preparato funzionario la cui presenza nei vertici di un’azienda industriale strategica mostra che Roma non intende cedere posizioni.
Nella nuova corsa alla tecnologia e agli investimenti produttivi, ogni porzione di partecipazione pubblica in aziende strategica è un asset dal valore critico e nella nuova “geopolitica della protezione” anche partnership come quella italo-francese necessitano di essere oliate, anche con confronti accesi, per mantenere in equilibrio le pretese di entrambe le parti. Per Roma non c’era alternativa a una chiara levata di scudi per porre in essere un principio: o il rilancio di St sarà tanto italiano quanto francese o, semplicemente, non sarà tale. Chery è avvisato: la fiducia sarà garantita se così sarà.
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