Le misure protezionistiche messe in campo da Donald Trump stanno creando, oltre all’ovvio caos sui mercati finanziari, anche significativi ostacoli al commercio internazionale, generando non pochi timori nelle aziende del settore logistico. Con queste azioni, il presidente americano punta a ridurre l’influenza commerciale dei paesi che considera ostili (il famoso elenco del giardino delle rose, in verità lunghissimo) negoziando nuovi trattati commerciali più favorevoli all’America. La vera sfida, dunque, per l’economia in generale e in via ancora più determinante per le imprese del settore logistico, più che trovare un modo per reagire atto a contenere gli eventuali innalzamenti dei prezzi, sarà quella di saper individuare la nuova mappa del commercio internazionale che andrà consolidandosi, per posizionare al meglio i propri servizi rispetto ad essa.
“In questa fase indubbiamente complessa – sostiene Raffaele Ghedini, economista e presidente di Oikyweb, azienda specializzata nella gestione e movimentazione di prodotti grandi e di valore, da oltre 25 anni nel settore dell’home delivery – occorre avere tutti i radar perfettamente accesi. Ogni volta che a livello globale si presenta una situazione o un evento che rappresentano una soluzione di continuità, molti incominciano a piangere e a invocare (quando non addirittura implorare) l’aiuto dei governi. È un comportamento infantile, inutile e dannoso, oltre che schizofrenico, visto che invece quando tutto va bene tutti vorrebbero sentire il meno possibile la vicinanza dei governi. Quando qualcosa si muove, non serve piangere sugli impatti negativi del cambiamento, è invece fondamentale concentrarsi per individuare quali nuove opportunità quel cambiamento potrebbe aprire. Non esiste, non è mai esistito nella Storia un cambiamento che non abbia comportato l’aprirsi di opportunità nuove”.
La logistica in Italia: un settore strategico per lo sviluppo del nostro Paese. La logistica è uno dei settori chiave dell’economia italiana: contribuisce per più del 10% al PIL nazionale e occupa circa 1,4 milioni di addetti. Inoltre, non dimentichiamolo, gli Stati Uniti, che sono la fonte dei cambiamenti in atto, rappresentano per il nostro export il secondo o terzo mercato, a seconda di quale parametro utilizziamo. È evidente quindi quanto sia fondamentale, per il benessere economico e sociale dell’Italia, soppesare attentamente ogni mossa intrapresa oltre Atlantico, da un lato, e dall’altro quanto le opportunità potenziali per la nostra logistica debbano sollevare interesse e attenzione, alla ricerca di nuove opportunità per la nostra economia.
“Il futuro della logistica del (e non solo nel) nostro Paese – aggiunge Raffaele Ghedini – è un tema di cui è impossibile sovrastimare l’importanza. È un settore chiave per la competitività dei sistemi-Paese nel futuro, perché in un mondo sempre più digitalizzato la capacità di muovere fisicamente le cose rappresenterà sempre di più un asset strategico. Gli USA lo hanno capito molto bene, e da 25 anni a questa parte hanno finanziato Amazon per dotarsi di un’arma competitiva straordinaria, qual è a tutti gli effetti, che poi purtroppo per loro arroganza ma soprattutto per l’ignavia dei Paesi ospitanti, viene usata come arma di distruzione di massa di intere filiere produttive e di servizio delle economie degli altri Paesi. La Cina lo ha capito molto bene, come la recente riabilitazione di Jack Ma dimostra. Se pensiamo all’Ue c’è da piangere: tutti i nostri Partner europei lo hanno capito, anche i Paesi più piccoli hanno tutti grandi e/o ottime aziende di logistica; e noi in Italia? Diciamo, per guardarla in positivo come a me piace sempre fare in qualsiasi situazione, che abbiamo molto lavoro da fare”.
“Come sempre, quando si parte da una situazione di svantaggio e cambia il quadro di riferimento, dovremmo mettere molto impegno a sfruttare ogni opportunità potenziale. Questo, ovviamente, a livello Paese, quindi di politica economica e industriale. A livello di strategia d’impresa è evidente che tutto il movimento attuale offra notevoli opportunità a quelle imprese che basano la propria competitività sull’innovazione tecnologica e sulla qualità dei servizi: la prima ti consente la flessibilità necessaria per saper ideare ed introdurre con rapidità servizi che fino a ieri non avresti nemmeno pensato, la seconda ti tiene seduta ai tavoli di una committenza in grado di capirli, apprezzarli e volerli. Nei prossimi mesi e anni mi aspetto che la variabile prezzo diventi sempre meno importante. Ovviamente parlo dell’ambito dei servizi tailor made ad alto valore aggiunto, quelli ad esempio in cui opera Oikyweb che ovviamente conosco molto bene, ma parlo anche in via più generale. Se invece vogliamo guardare all’altra faccia della medaglia, è evidente che le aziende non (o poco) dotate di capacità tecnologica, e quindi di potenzialità innovative, si troveranno ad operare in un contesto per loro sempre meno sostenibile”, conclude Ghedini.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link