Da terra di emigrazione a méta per fare impresa: l’Albania si sta trasformando e molti imprenditori italiani l’hanno capito. Uno di loro oggi rappresenta la comunità d’impresa più organizzata. Con la volontà di fare di Confindustria un riferimento per le relazioni tra i due Paesi e il desiderio di guidare un cambiamento fatto di innovazione e reciprocità: Davide Rogai è il nuovo presidente di Confindustria Albania. Fiorentino doc, classe ’76, fondatore di Commit – impresa del settore digitale – fa business sull’altra sponda dell’Adriatico da ormai dieci anni.
Rogai, un fiorentino alla guida di Confindustria Albania. Quali sono le priorità del mandato?
“Senza dubbio il rafforzamento del brand Confindustria Albania nel panorama economico ed industriale del Paese anche attraverso l’incremento del numero di iscritti. L’associazione, dopo nove anni, è una realtà consolidata, ma ci sono margini per aumentare la visibilità e attrarre nuovi segmenti imprenditoriali”.
Un passo in avanti, quindi. Come?
“Puntiamo sull’estensione e l’integrazione territoriale: mettere in rete nuove aree dei Balcani occidentali come il Kosovo, per ampliare il bacino di utenza e costruire una rappresentanza unita”.
E all’interno del Paese?
“Aiutare il Paese a distribuire meglio la sua economia. Oggi tutto gravita intorno a Tirana, ma può diventare un limite”.
Diversificare aiuta…
“Esatto. Serve esplorare il territorio e capire quali aree siano pronte ad accogliere poli industriali, tecnologici e formativi. Città come Valona, Scutari, Fier, Korce, Elbasan, Lezhe”. Quali sono i settori più promettenti per le imprese, anche per quelle toscane e fiorentine?
“Le strade sono molte. Sul fronte industriale – in passato molto legato alla lavorazione conto terzi, ora in diminuzione – c’è spazio per sviluppare attività manifatturiere più strutturate, come quelle del settore automotive, portando la competenza italiana sulla filiera produttiva. Prospettive anche per il settore delle energie rinnovabili, grazie alle risorse naturali del Paese”.
E fuori dall’industria?
“Il turismo non è da sottovalutare. L’Albania è ormai una mèta del Mediterraneo e il governo punta a incentivare la tendenza. Possiamo esportare il nostro know how nel creare esperienze e anche nell’agroalimentare possiamo dire la nostra. Il terreno per far crescere agriturismi e country è fertile”.
Cosa offre l’Albania a un imprenditore italiano?
“Sicuramente risorse. Il costo dell’energia e il sistema fiscale creano condizioni favorevoli alla crescita”.
E per chi parla di delocalizzazione al ribasso?
“Il rapporto che stiamo costruendo è basato sull’estensione e sulla crescita reciproca. Esistono opportunità anche per i lavoratori italiani, che possono guidare i processi formativi. Delocalizzare per spendere meno è un’opzione sempre meno valida”.
Le istituzioni albanesi collaborano?
“Sì, il governo è un interlocutore attivo e ci coinvolge con regolarità. A volte però manca un follow up su alcune questioni sollevate dall’associazione”.
Che prospettive vede per le relazioni tra Italia e Albania?
“Buone, il sostegno alla crescita albanese porterà benefici anche all’Italia e rafforzerà il nostro ruolo nel sistema europeo”.
I dazi statunitensi, ora sospesi, avranno effetti?
“In misura limitata. L’Albania esporta soprattutto verso l’Europa”.
C’è un pezzo di Toscana che si porta con sé?
“Vorrei esportare quello stimolo alla sana competizione imprenditoriale tipico della nostra terra, che ha prodotto e produce ricchezza ed eccellenze”.
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