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Busta paga, cosa spetta a Pasquetta 2025. Guida a bonus e riposi compensativi


Il Lunedì dell’Angelo, noto a tutti come Pasquetta, è una delle festività civili ufficialmente riconosciute dal nostro ordinamento. È una giornata in cui, oltre al tradizionale pranzo all’aria aperta e alle gite fuori porta, si applicano le stesse tutele previste per le principali festività nazionali, come pure per il 25 aprile o il 1° maggio.

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Questa differenza è importante da chiarire fin da subito: la domenica di Pasqua, pur essendo una ricorrenza religiosa centrale, non è considerata festa civile. Pasquetta invece sì: ciò significa che per lunedì 21 aprile 2025, data in cui ricorre il Lunedì dell’Angelo, il trattamento economico e contrattuale è regolato dalle norme sulle festività riconosciute.

Se non si lavora a Pasquetta, lo stipendio resta pieno

Per tutti i lavoratori che non presteranno attività lavorativa nel giorno di Pasquetta, la legge garantisce il pieno diritto alla retribuzione, proprio come se il dipendente avesse svolto normalmente il proprio turno di lavoro.

Più precisamente, nel caso di lavoratori retribuiti su base mensile fissa, Pasquetta rientra nei 26 giorni del mese retribuiti e non ha alcun impatto aggiuntivo sullo stipendio. In altre parole, il festivo viene considerato già incluso nella retribuzione globale.

Per chi invece è retribuito a ore, il discorso cambia leggermente: la giornata del 21 aprile viene comunque pagata, ma sulla base della retribuzione oraria di fatto prevista per le giornate festive. Anche in questo caso, dunque, il dipendente non subisce alcuna riduzione sullo stipendio, pur non lavorando.

Quando Pasquetta coincide con un giorno di riposo, la festività non goduta

Ci sono casi, però, in cui il lunedì è già normalmente un giorno di riposo per il lavoratore. Questo accade ad esempio per chi lavora su turni o per chi, in base al contratto, ha una settimana lavorativa compressa. In questi casi, si parla di festività non goduta, e la situazione cambia leggermente.

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La normativa nazionale prevede che solo le festività che cadono di domenica e quindi non possono essere godute diano diritto, in automatico, a un bonus aggiuntivo in busta paga. Quando invece la festività non goduta cade in un giorno infrasettimanale non lavorativo non c’è un automatismo e bisogna fare riferimento al contratto collettivo nazionale (Ccnl) applicato nel proprio settore.

Nella maggior parte dei casi, i Ccnl prevedono che, in caso di festività non goduta, spetti un giorno di permesso retribuito in aggiunta a quelli ordinari, da utilizzare successivamente; una forma di compensazione che consente al lavoratore di non “perdere” quel giorno festivo. Ma non tutti i contratti lo prevedono allo stesso modo, per cui è sempre consigliabile leggere attentamente il proprio Ccnl (ecco dove è indicato in busta paga) o chiedere chiarimenti all’ufficio del personale.

Lavorare a Pasquetta dà diritto a un bonus? Attenzione al contratto collettivo

Se invece il lavoratore presta servizio nella giornata del 21 aprile 2025, allora entra in gioco il diritto a una maggiorazione per lavoro festivo, un bonus in busta paga che varia a seconda del settore di appartenenza e del contratto collettivo di riferimento.

Nel Ccnl Commercio, ad esempio, chi lavora di giorno a Pasquetta ha diritto a una maggiorazione del 30% sulla retribuzione oraria, che sale al 50% in caso di lavoro notturno. Nel Ccnl Pubblici esercizi, Ristorazione e Turismo, invece, è prevista una maggiorazione del 20%. In alcune realtà aziendali, questi importi possono essere anche più elevati, grazie ad accordi integrativi o aziendali.

Oltre alla maggiorazione, molti contratti prevedono anche il diritto a un riposo compensativo, ovvero un giorno di recupero da utilizzare in un secondo momento. Se questo non viene riconosciuto, il lavoro svolto nel giorno di festa deve essere considerato a tutti gli effetti straordinario festivo, con le relative maggiorazioni per straordinario, oltre a quella già spettante per il lavoro festivo.

È importante anche ricordare che, salvo accordi specifici, il datore di lavoro non può obbligare un dipendente a lavorare nei giorni festivi. La prestazione in queste giornate deve infatti essere frutto di un accordo tra le parti, in base alla normativa e al contratto applicato.

Pasqua festa religiosa ma non civile, niente bonus se si lavora

Per chiarezza, è bene ribadire ancora una volta che la domenica di Pasqua, seppur centrale nella tradizione cristiana e familiare italiana, non è una festività riconosciuta dalla legge. Questo comporta conseguenze pratiche importanti per chi lavora e per chi non lavora.

Nel caso in cui il dipendente sia a riposo, non spetta alcun bonus o permesso compensativo, mentre chi lavora riceve solo l’eventuale maggiorazione prevista per il lavoro domenicale, e non quella prevista per le festività nazionali. Solo in casi particolari, e se previsto dal contratto collettivo di categoria, la Pasqua potrebbe essere equiparata a una festività, ma si tratta di eccezioni e non della regola generale.

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