Nel documento alla base della stretta americana su merci e servizi dall’estero, si enunciano le barriere che Italia e Vecchio continente impongono alle aziende Usa. Un «muro» di normative e burocrazia che il presidente Trump intende abbattere per conquistare il mercato.
Pubblicato il 31 marzo scorso e brandito dal presidente Donald Trump nella conferenza del 2 aprile, il «2025 National Trade Estimate Report on Foreign Trade Barriers of the President of the United States on the Trade Agreements Program» è un librone di 397 pagine in cui sono indicati, per ogni Paese, gli ostacoli che le imprese americane devono affrontare quando vogliono esportare i loro prodotti. Ecco alcuni stralci dal capitolo riservato all’Unione europea: contengono esempi significativi di barriere burocratiche che, obiettivamente, possono giustificare la posizione americana.
Troppe dogane
«Nonostante l’esistenza di una legislazione doganale che governa tutti gli Stati membri, l’Unione europea non amministra le sue leggi attraverso una singola amministrazione doganale. Piuttosto, ci sono agenzie separate responsabili dell’amministrazione della legge doganale dell’Ue in ciascuno Stato membro. Pertanto, è difficile per l’Ue garantire che le sue regole e decisioni sulla classificazione, la valutazione, l’origine e le procedure doganali siano applicate uniformemente in tutti gli Stati membri, e le esportazioni statunitensi soffrono dell’applicazione disomogenea e incoerente di questi requisiti. Inoltre, l’Unione manca di tribunali o procedure per la revisione tempestiva e la correzione a livello Ue delle azioni amministrative relative alle questioni doganali. Invece, la revisione è fornita nei tribunali di ciascuno Stato membro, e le regole relative a queste revisioni variano da uno Stato all’altro. Un operatore che incontra un trattamento diverso in più Stati membri deve presentare un ricorso separato in ciascun Paese membro la cui agenzia ha emesso una decisione sfavorevole».
Ormoni
«Nonostante le prove scientifiche che tale carne sia sicura per i consumatori, l’Ue mantiene varie misure che impongono divieti e restrizioni sulla carne prodotta utilizzando ormoni, beta-agonisti e altri promotori della crescita approvati per l’uso negli Stati Uniti. I produttori statunitensi non possono esportare carne o prodotti a base di essa nell’Ue a meno che non partecipino a un programma di verifica costoso e gravoso per garantire che ormoni, beta-agonisti o altri promotori della crescita non siano stati utilizzati nella loro produzione».
Ogm. «Decenni di dati ed esperienze dimostrano la sicurezza delle colture geneticamente modificate oltre ai benefici del loro utilizzo nella riduzione dell’uso di pesticidi e dell’impatto sugli organismi non bersaglio, aumentando al contempo la salute del suolo, le rese delle colture e i redditi degli agricoltori. Nonostante tali caratteristiche positive, la mancanza di prevedibilità, gli eccessivi requisiti di dati e i ritardi nel processo di approvazione delle colture Ogm dell’Ue hanno impedito l’esportazione di prodotti verso l’Ue, anche se questi prodotti sono stati approvati e coltivati in sicurezza negli Stati Uniti e in altri Paesi per molti anni».
Certificati sanitari
«Da gennaio 2022, l’Ue ha pubblicato almeno 14 versioni del certificato sanitario richiesto per le esportazioni agricole statunitensi di pesce, carne, latticini, uova, prodotti trasformati e sottoprodotti animali. Gli esportatori statunitensi sono preoccupati sull’esportazione di prodotti di origine animale nel mercato dell’Ue e nei mercati di Paesi terzi che richiedono il transito attraverso l’Ue a causa dell’imprevedibilità dei requisiti del certificato sanitario».
Privacy
«A causa dell’affermazione della giurisdizione extraterritoriale del Gdpr, il Regolamento generale sulla protezione dei dati da parte dell’Ue, nonché dell’ampio impatto di esso su molte aree dell’economia, le aziende statunitensi hanno espresso preoccupazioni sul fatto che permanga la necessità di linee guida chiare e coerenti nell’attuazione e nell’applicazione del suddetto Regolamento».
Ostacoli agli investimenti in Italia
«Le aziende statunitensi si sono lamentate del fatto che processi poco chiari e lunghi ritardi hanno ostacolato la loro capacità di richiedere e ottenere licenze o permessi per progetti di investimento energetici e infrastrutturali in Italia. Una volta concesse le licenze o i permessi, le aziende statunitensi hanno dovuto affrontare ostacoli legali e burocratici che hanno ostacolato la loro capacità di ottenere concessioni».
Farmaci e ospedali in Italia
«I soggetti dell’industria farmaceutica statunitense affrontano un ambiente commerciale imprevedibile in Italia, che include l’attuazione altamente variabile da parte del governo italiano di politiche complesse di prezzi e rimborsi. E hanno sollevato preoccupazioni sui ritardi nei rimborsi per i prodotti farmaceutici e sui pagamenti per i dispositivi medici. Il tempo medio impiegato dagli ospedali pubblici italiani per pagare i fornitori di dispositivi medici continua a superare il periodo massimo consentito dalla legge dell’Ue. I soggetti interessati dell’industria statunitense continuano a chiedere al governo italiano di affrontare tali questioni».
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