Superare l’attuale rigidità sui salari, ancorati al semplice riferimento orario, introducendo sistemi che valorizzino merito e produttività. Bene la riduzione del tax gap, ma bisogna intervenire per fermare l’aumento della pressione fiscale. Sul versante professionale, occorre incentivare le aggregazioni e la crescita degli studi e, a livello generale, garantire maggiore equità, visto che esiste ancora una forte disparità di trattamento fiscale tra autonomi e subordinati. Sono solo alcune delle valutazioni fatte dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili (Cndcec), dal Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro (Cno) e da Confprofessioni, intervenuti ieri in audizione alla Camera sul Documento di finanza pubblica 2025.
Consulenti del lavoro
Tre le priorità individuate dal Cno. La prima riguarda il rapporto tra produttività, potere d’acquisto e retribuzioni dei lavoratori. Secondo i consulenti «è necessario un profondo cambiamento culturale». Un passaggio che «può avvenire principalmente in sede di contrattazione collettiva, attraverso l’introduzione di nuovi strumenti contrattuali che permettano di premiare il merito e la produttività, considerando il valore aggiunto generato dal lavoratore e la sua capacità di contribuire agli obiettivi aziendali».
Per stimolare la competitività del sistema produttivo, incentivare gli investimenti e favorire una crescita economica sostenibile, è invece fondamentale «continuare a ridurre la pressione fiscale» diminuendo il cuneo fiscale sul lavoro.
Sul versante delle misure occupazionali, la categoria ritiene indispensabile privilegiare incentivi contributivi immediatamente fruibili dalle imprese, in alternativa alle agevolazioni fiscali differite, considerate meno efficaci nel promuovere nuove assunzioni.
Commercialisti
Secondo il consigliere nazionale Salvatore Regalbuto, affiancato nel suo intervento dal coordinatore dell’area fiscale della Fondazione Pasquale Saggese, è «sicuramente apprezzabile la riduzione costante del tax gap, ma non possiamo non evidenziare che il dato della pressione fiscale risulta in aumento. È dunque auspicabile che l’encomiabile e costante opera di riduzione del tax gap sia destinata in modo tangibile alla diminuzione della pressione fiscale, in particolare su ceto medio, imprese e professionisti». La riduzione della pressione sul ceto medio è «un obiettivo irrinunciabile» che deve essere perseguito poiché, «anche per le dinamiche inflattive degli ultimi anni e la conseguente perdita di potere d’acquisto, la tassazione del secondo scaglione di reddito, quello che va da 28 a 50 mila euro e al quale si applica l’aliquota del 35%, appare eccessiva», concludono dal Cndcec.
Confprofessioni
A parlare per l’organizzazione è stata Paola Fiorillo che, come detto, ha messo l’accento sulla crescita degli studi: «riteniamo essenziale che le istituzioni accompagnino e sostengano le transizioni incentivando il processo di aggregazione e di crescita dimensionale degli studi. In Italia il comparto libero professionale sconta un nanismo, perché ci sono tanti studi mononucleari che hanno ancora difficoltà a investire nelle nuove tecnologie e a mantenere competitività sul mercato visto che i nostri vicini di casa sono molto più avanti sulle aggregazioni».
Michele Damiani
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