Nessun acconto Irpef nel 2025 per i lavoratori dipendenti e i pensionati senza redditi aggiuntivi. È questa la novità principale contenuta nel decreto approvato dal Consiglio dei Ministri, che interviene per chiarire le regole sulla determinazione dell’imposta sui redditi a seguito della riforma fiscale.
Il provvedimento, presentato dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, ha lo scopo di correggere il disallineamento normativo creatosi tra il decreto legislativo attuativo della delega fiscale (2023), che prevedeva la riduzione temporanea delle aliquote Irpef da 4 a 3 per il solo 2024, e la Legge di Bilancio 2025, che ha invece reso strutturale questa riduzione.
Cosa cambia nella busta paga
Così ha specificato il viceministro Leo tramite una nota:
L’obiettivo è sempre quello di tutelare i contribuenti e garantire una corretta applicazione della riforma fiscale.
La conseguenza più immediata per milioni di italiani riguarda la busta paga, con i lavoratori dipendenti e i pensionati senza altri redditi (come affitti o attività autonome) che non dovranno versare l’acconto Irpef per il 2025. Tradotto: niente trattenute aggiuntive a fine anno, quando solitamente vengono anticipati gli acconti per l’anno successivo.
La misura di aggiustamento dell’Irpef era già stata annunciata a fine marzo, quando ne vennero resi noti i costi.
La simulazione sulla busta paga
Di seguito un esempio pratico che riguarda un lavoratore dipendente, dal reddito annuo lordo di 30.000 euro e con una Irpef annua stimata sui 5.200 euro circa. Per questo contribuente, l’acconto Irpef normalmente previsto per l’anno successivo sarebbe stato del 40%, ovvero di circa 2.080 euro, da versare in due rate. Con la novità introdotta dal governo Meloni, invece, l’importo si azzera e i lavoratore si ritrova con più liquidità a fine anno, senza dover anticipare nulla per il 2025.
Ma attenzione: come specificato, il vantaggio riguarda solo chi non ha altri redditi (come per esempio affitti, investimenti, eccetera). Chi ha redditi ulteriori dovrà comunque versare gli acconti Irpef come di consueto.
Tre aliquote Irpef, ora in modo permanente
La riforma fiscale riduce le aliquote Irpef da quattro a tre:
- aliquota al 23% sugli imponibili fino a 28.000 euro lordi;
- aliquota al 35% sugli imponibili tra 28.000 e 50.000 euro lordi;
- aliquota al 43% sugli imponibili oltre i 50.000 euro lordi.
Il decreto interviene in tempo utile per evitare errori nella predisposizione delle dichiarazioni dei redditi precompilate, in arrivo nelle prossime settimane da parte dell’Agenzia delle Entrate.
I costi per lo Stato
L’intervento ha un impatto significativo sul bilancio pubblico, dal momento che il mancato incasso dell’acconto Irpef comporta per lo Stato 245,5 milioni di euro di minori entrate nel 2025, che verranno recuperati nel 2026. Così viene specificato nel decreto approvato in Consiglio dei Ministri.
Agli oneri del 2025, si specifica, si provvede mediante la riduzione del Fondo Mef per la sistemazione contabile delle partite iscritte al conto sospeso. Alla compensazione degli oneri in termini di fabbisogno e indebitamento, si provvede invece mediante la corrispondente riduzione del Fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente, anche conseguenti all’attualizzazione di contributi pluriennali. L’anno prossimo, si aggiunge, la stessa somma viene riversata nel Fondo di parte corrente destinato alla compensazione degli eventuali scostamenti dal percorso della spesa netta indicato nel Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029.
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