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Start up e nuove imprese: il vaccino contro le crisi che non smettono mai


C’è una cosa che le crisi hanno in comune: arrivano quando meno ce le aspettiamo, cambiano le regole del gioco e lasciano le imprese di fronte a un bivio. Chi si chiude a riccio e chi osa. Chi spera di sopravvivere e chi prova a reinventarsi. E ogni volta, a fare la differenza, è chi ha la forza di innovare, di generare nuove imprese e nuovi modelli.

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Oggi, mentre l’Europa attraversa l’ennesima fase di instabilità geopolitica, tra guerre, catene del valore da ricostruire e mercati finanziari imprevedibili, le start up e le imprese innovative rappresentano ancora una volta l’antidoto più efficace. Lo sono state nella crisi del 2008, hanno reagito meglio di altre durante il Covid, lo saranno anche ora. Non perché siano immuni dalle difficoltà, ma perché sono flessibili, agili, capaci di ripensare tutto da capo.

Le startup sono laboratori di futuro. Dove altri vedono muri, loro vedono possibilità. Ed è proprio questo che serve oggi al nostro sistema economico. Non possiamo più competere sul prezzo. La vera sfida è creare valore, generare idee, applicare le tecnologie — intelligenza artificiale, IoT, sostenibilità — a settori tradizionali, come il manifatturiero o l’agroalimentare. E proprio qui le startup italiane hanno un vantaggio competitivo: tradizione e innovazione, artigianalità e digitale.

Ma nessuna start up può farcela da sola. Serve un ecosistema che la sostenga, la accompagni, la faccia crescere. E su questo, in Italia, si stanno facendo passi avanti. Ci sono realtà come T2i in Veneto, che combina laboratori di test, incubatori, formazione e tutela della proprietà intellettuale; oppure Trentino Sviluppo, che unisce accelerazione di startup, internazionalizzazione e marketing territoriale in un’unica visione di sviluppo. C’è InnovUp, che rappresenta e connette l’intero ecosistema nazionale delle imprese innovative. Ci sono incubatori, acceleratori, fondi di venture capital, che ogni giorno aiutano le imprese a nascere, crescere e superare le prime difficoltà.

L’Italia ha anche normative favorevoli per le startup innovative, ma serve continuare a fare rete, a colmare i divari territoriali, a sostenere chi vuole provarci. E sì, chi vuole farlo anche a cinquanta o sessant’anni, perché l’innovazione non ha età, solo mente aperta e voglia di mettersi in gioco.

Se vogliamo affrontare questa crisi — e tutte quelle che verranno — serve mettere benzina nei motori giusti: competenze, idee, imprese. Le startup non sono solo piccole aziende, sono micce accese nel buio, germogli che cambiano il paesaggio. Dobbiamo coltivarle, crederci, sostenerle. Perché se aspettiamo che passi la tempesta, rischiamo di ritrovarci fermi. Ma se costruiamo mentre piove, avremo già pronto il ponte per attraversare il prossimo fiume in piena.

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Ecco il vero vaccino contro la crisi: nuove imprese, nuove idee, nuove sfide.

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