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“Attento alle dinamiche della città, ma ora mi concentro sul nuovo mandato camerale”


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Sono in tanti a vedere bene Antonino Tramontana, riconfermato presidente della camera di commercio, con la fascia tricolore di sindaco di Reggio Calabria. Il diretto interessato non si è mai sbilanciato, neanche quando la sua figura è stata un riferimento dell’associazione EsseRCi, progetto avviato da un gruppo di professionisti reggini per sviluppare percorsi di sviluppo per la città. Con il sottotesto, non negato dal presidente Salvatore Vermiglio, di avere un ruolo attivo nella prossima campagna elettorale.

L’aspirazione di un presidente della camera di commercio per palazzo San Giorgio ha un precedente, la doppia candidatura di Lucio Dattola, sconfitto entrambe le volte da Falcomatà padre e figlio. Tramontana è lusingato per l’interesse che lo circonda e dice di non pensarci, per il momento. In questa intervista abbiamo parlato però di molte altre questioni di attualità e scenario che riguardano Reggio.

Poco più di un anno fa, lei concretizzava un nuovo impegno civico e politico nell’associazione EsseRCi. Un gruppo che si presentava apartitico e indipendente, ma con la dichiarata missione di proporre un modello di crescita per Reggio, guardando anche al cambiamento amministrativo. Dopo una partenza entusiasmante, EsseRCi si è fatta vedere poco, a che punto è quel progetto? 

“La nostra attività procede. Abbiamo costituito il direttivo presieduto da Salvatore Vermiglio e ci siamo impegnati in varie iniziative benefiche e nel dialogo con le associazioni e i giovani del territorio. In questa fase stiamo dedicando grande attenzione al confronto con diversi soggetti associativi, e con professionisti e imprenditori interessati a costruire una visione comune di città. Siamo soddisfatti per l’adesione a questa iniziativa, in EsseRCi in questi mesi sono entrate molte persone e a breve pensiamo di fare il punto del nostro lavoro con un’uscita pubblica insieme ad altre associazioni”.

All’epoca di quel debutto, non avevate escluso una discesa in campo nella campagna elettorale per palazzo San Giorgio, rinviando ad aggiornamenti successivi. A un anno dalle elezioni, avete deciso se farete un passo avanti?

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“EsseRCi è nata come contenitore di figure propositive per la crescita di Reggio e per il momento la sua finalità rimane questa. Certamente nell’associazione c’è interesse per il destino nella nostra città in vista del cambio di amministrazione e il gruppo sta delineando un programma di attività che rispecchia l’idea che abbiamo della Reggio del futuro. Ad oggi non abbiamo preso nessuna decisione riguardo una possibile entrata diretta nella competizione elettorale. Le tante professionalità che stiamo aggregando condividono però una volontà di dare un contributo, di partecipare al dibattito pubblico che riguarderà anche le elezioni”.

Il suo nome ricorre nel toto candidature a sindaco. Ne parlano i rumors giornalistici e c’è stato anche qualche implicito endorsement politico. Varie allusioni si fanno alla sua sintonia con il sindaco Falcomatà su tanti progetti e iniziative, tanto da far ipotizzare che, quando i tempi saranno maturi, potrebbe persino arrivarle una proposta ufficiale dal centrosinistra. Una situazione inedita, essendo lei espressione del mondo imprenditorale, una platea naturale e radicata del centrodestra.

“Mi fa piacere apprendere che la mia figura venga accreditata e sentire questo apprezzamento. Io però sono stato appena rieletto per proseguire il mio percorso alla guida della Camera di Commercio e voglio continuare a supportare le imprese del territorio, oggi sono molto concentrato su questo. Ho anche sentito e letto riferimenti a una mia vicinanza al sindaco, ma non si tratta di una condivisione di tipo politico. Falcomatà è il punto di riferimento istituzionale per cittadini, associazioni e imprese, ed è naturale per me collaborare con il sindaco a percorsi di crescita del territorio. E’ una sinergia a cui tengo e che è sottolineata anche nel programma camerale. Credo che questo dialogo e la ricerca di convergenze sia doverosa con tutti gli enti, infatti c’è sintonia anche con il presidente Occhiuto e la Regione. L’obiettivo è operare per la crescita del territorio e il rapporto con gli enti è importante per ottenere le risposte che il mondo delle imprese aspetta dalle istituzioni”.

Cosa ne pensa delle due uniche candidature ufficializzate, quelle di Eduardo Lamberti Castronuovo e Anna Nucera? Invece di correre in solitaria, sarebbero figure più produttive restando a supporto dei candidati principali delle due coalizioni?

“Sono due nomi di tutto rispetto ma non entro nel merito delle candidature, si tratta di scelte personali. Ogni espressione dell’animazione del territorio ritengo sia positiva, così come la prospettiva di avere un confronto tra voci diverse. Questo fermento attorno al futuro di Reggio e alle elezioni è comunque un bene, è il segnale di un interesse”.

La sua Camera di commercio valorizza molto il nostro bergamotto ed è entrata anche nella diatriba Dop-Igp. Perché avete scelto di sostenere la certificazione richiesta dal consorzio sebbene la conclusione dell’istruttoria Igp fosse ormai quasi cosa fatta?

“La convinzione di sostenere la Dop nasce da un percorso che abbiamo compiuto nel tempo. Siamo andati sui territori e abbiamo ascoltato gli imprenditori, in parallelo abbiamo anche sollecitato ricerche sull’unicità di questo prodotto, che negli ultimi anni viene prodotto anche al di fuori della fascia territoriale di Reggio Calabria. Gli esiti di due campagne di studi commissionate dalla Regione e condotti dall’università Mediterranea hanno confermato che il bergamotto prodotto qui ha caratteristiche uniche che non si riscontrano nelle specie non reggine. Per questo ritieniamo che si debba puntare alla massima tutela, che è assolutamente la Dop, quella che certifica la riconducibilità al territorio di tutte le fasi di produzione. Con la Dop rafforzaremo le imprese bergamotticole del territorio ma sarà una garanzia importante anche nel caso di interesse da parte di multinazionali, che dovrebbero necessariamente produrre nell’area dell’origine protetta. Inoltre la Dop attribuisce al prodotto fresco un valore di mercato più alto rispetto all’Igp: i prodotti Dop sono pochi e questo consentirebbe alle aziende di vendere meglio, e sullo scaffale lo stesso consumatore prediligerebbe il bergamotto certifiicato. Sulla contrapposizione con l’Igp vorrei ricordare che la Dop non è una denominazione nuova ma l’estensione al frutto del marchio già esistente per l’olio essenziale di bergamotto. Il consorzio di tutela, che ha permesso di ottenere la Dop per l’essenza, è l’unico soggetto deputato a presentare questa richiesta di modifica. Proprio perché si tratta dell’ampliamento di qualcosa che già c’è, e tra l’altro anche con il parere positivo della Regione, sarebbe stata una procedura rapida se il ministero non avesse scelto di accogliere il protocollo presentato dal comitato per l’Igp”.

Non pensa che questo scontro infinito a colpi di carte bollate sia dannoso per il settore produttivo in crisi, con un prodotto che mentre si litiga non ha nessuna certificazione?

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“Mi sono interessato personalmente per trovare una soluzione che facesse convergere le parti verso un obiettivo unico. Ho avuto vari incontri con il presidente Occhiuto e l’assessore Gallo, purtroppo non ci siamo riusciti. E’ chiaro che la situazione di stallo non fa bene al settore bergamotticolo e speriamo che in un modo o nell’altro la vertenza si concluda nel breve periodo. Per noi però la Dop per noi resta scelta migliore. Siamo consapevoli che piantagioni di bergamotto stanno nascendo in varie aree del paese e dell’esigenza di distinguere e tutelare il nostro prodotto unico, ma pensiamo anche che la fretta non aiuti nessuno. Occorre valutare bene cosa comporterà l’una o l’altra certificazione e scegliere quella giusta, anche se servirà più tempo per decidere”.

Siamo alle porte della stagione turistica, qual è il polso della situazione tra gli imprenditori reggini per mettere a frutto il trend positivo di presenze?

“Il settore turismo al livello più ampio coinvolge tutti i comparti dell’economia. Dobbiamo concentrarci globalmente sull’obiettivo di far diventare Reggio una destinazione turistica valorizzando i voli aerei che stanno portando tanti visitatori. Il primo impegno deve essere, da parte dell’amministrazione, curare i servizi. Lo chiedono gli stessi imprenditori che stanno riorganizzando le loro attività, perché notano la differenza e comprendono il momento propizio. Questo tipo di flusso turistico è una novità e stiamo cercando di sostenerlo con varie iniziative. Una è l’app Reggio Calabria Welcome, che coinvolge camera di commercio, privati e amministrazioni comunali facendo dialogare tutti questi soggetti. I pacchetti turistici poi devono venderli gli imprenditori, ma noi li stiamo supportando nella creazione di escursioni e proposte temariche messe a disposizione delle strutture alberghiere”.

A maggio la camera di commercio a Katowice per promuovere la destinazione Reggio

“Un altro progetto a cui lavoriamo è Destinazione Wedding; e poi puntiamo sull’agrumiturismo anche collaborando con gli enti camerali delle altre province calabresi, guardando a nuove opportunità turistiche legata agli agrumi calabresi, con il nostro bergamotto ma anche tanti altri. Rilevo con piacere che gli imprenditori stanno diversificando le loro attività a favore del turismo, e soprattutto è importante che siano nascendo nuovi alberghi e si stiano ammodernando quelli esistenti obiettivo, colmando il deficit di posti letto che rappresenta uno dei nostri punti deboli”.

“Un’attività della camera di commercio che voglio segnalare è l’organizzazione di eventi nei luoghi di destinazione dei nuovi voli. Siamo stati a Marsiglia con buoni risultati di attrazione di quel target turistico verso Reggio, il 7 maggio prossimo andremo a Katowice, in Polonia. Promuoveremo un momento istituzionale con rappresentanti di Sacal e Ryanair per presentare la destinazione Reggio incontrando una settantina di tour operator polacchi”.

A proposito di voli e effetto Ryanair sul turismo, l’altra faccia della questione è l’esigenza di avviare il cantiere dell’aeroporto. Un tema per il quale lei si è sempre speso. 

“Per la situazione dell’aeroporto abbiamo condotto una lunga battaglia di stimolo, due anni fa abbiamo incontrato Occhiuto che poi ha mantenuto gli impegni presi per Reggio Calabria portando per la prima volta la compagnia Ryanair – su questo al governo regionale va un grande plauso. I lavori per l’infrastruttura non devono essere dimenticati soprattutto ora, con l’aumento di traffico che in alcune ore con maggiore intensità di voli fa vedere la sofferenza di uno scalo di piccole dimensioni. All’epoca dell’ultimo aumento di capitale Sacal era arrivata una proposta di entrata nel cda per camera di commercio e città metropolitana, ma non ce n’erano le condizioni. Oggi a detenere la maggioranza della società è la Regione, ma lo scenario è cambiato in senso favorevole. Se si aprisse un nuovo spiraglio noi guarderammo con interesse all’ingresso nella governance del gestore aeroportuale. Siamo attenti a tutte le dinamiche del territorio e gli asset strategici per lo sviluppo: l’aeroporto è uno di questi”.

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Imprenditori e comune non sono ancora riusciti a trovare una soluzione brillante e accolta dalla cittadinanza sull’organizzazione di gazebo, isole pedonali e zone a traffico limitato.

“Qualche anno fa affrontammo con l’amministrazione comunale il problema del decoro urbano e il progetto dei dehors era nato in sinergia con l’ordine degli architetti. Avevamo chiesto di rivedere regolamento comunale su stalli e arredi, in modo da avere un effetto di uniformità e l’auspicio è che il comune riprenda questo discorso interrotto. Un tema correlato è la movida, a cui la prefetta Vaccaro tiene molto e per questo ha costituito un tavolo che si riunirà nei prossimi giorni. C’è l’idea di rendere pedonali alcune aree e nella riunione se ne discuterà anche con le associazioni di categoria”.

Molti bandi pubblici del Comune rivolti agli imprenditori del territorio vanno deserti. Perché avviene e come si può cambiare questo trend negativo?

“E’ vero, su questo tema esistono situazioni di criticità e per questo da parte dell’amministrazione sarebbe opportuno, prima di pubblicare un bando, avviare un confronto con gli operatori a cui ci si rivolge, anche attraverso l’ente camerale e le associazioni di categoria. Un tavolo preliminare servirebbe a far capire quali sono le condizioni poste dal comune ma anche di presentare l’idea, dibattere su cosa si pensa debba diventare un luogo come, ad esempio il mercato coperto. Per ridurre il rischio di bandi fallimentari, bisognerebbe far capire ai possibili destinatari le opportunità, la destinazione giusta della proposta e anche le criticità. Auspico che il comune faccia questo tipo di considerazione e in futuro ci coinvolga”.

Che fine ha fatto il progetto del turismo crocieristico? Dopo una vampata e l’arrivo di poche, meravigliose navi, si è spento tutto.

“Dopo aver intrapreso un dialogo proficuo con l’autorità di sistema portuale proprio per sperimentare questo progetto turistico, nel 2023 ci sono stati alcuni attracchi che purtroppo non hanno avuto seguito per difficoltà dovute principalmente all’assenza di guide turistiche specializzate. Il numero atttuale di queste figure sul nostro territorio non è sufficiente a rispondere alle esigenze di un’utenza che lavora su escursioni e visite durante le tappe a terra delle navi, iniziative che richiedono la presenza di guide. Questo è stato il principale ostacolo, su cui abbiamo stimolato a lungo il ministero affinché venisse pubblicato un nuovo bando per la professione. Pochi mesi fa finalmente il bando è arrivato e so che hanno partecipato molte persone della nostra provincia. Ci auguriamo che al più presto si possa aggiornare l’albo delle guide turistiche autotizzate anche a Reggio”.

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Il consorzio dell’università Dante Alighieri ricostituito da Falcomatà con gli enti fondatori, tra cui la camera di commercio, è stato bersaglio di ricorsi e ne ha a sua volta scagliati. Dall’altro lato della barricata c’è il progetto del privato Aib (sospeso dal Tar), qual è, invece, la vostra idea di rilancio di UniDa?

“Abbiamo manifestato interesse per rilancio della Dante Alighieri essendo tra i soci fondatori dell’università. Le complesse vicende degli ultimi mesi che coinvolgono l’associazione disaffiliata dalla società nazionale, il cda dell’ateneo e quello ricostituito dal consorzio, hanno creato una situazione che va avanti per vie legali. L’idea degli enti fondatori è lavorare su un progetto di risanamento che però non può avvenire se a guidarlo non c’è una governance legittima. Dopo la ricostituzione del consorzio e il rinnovo del cda, da parte nostra c’è un progetto fondato su organi legittimati a presentarlo.

C’è oggi una interlocuzione con tutte le università calabresi e registriamo la disponibilità della Regione con il presidente Occhiuto che ha partecipato a vari incontri in ministero a Roma per promuovere il rilancio dell’UniDa. Saranno questi i soggetti coinvolti insieme agli enti del consorzio. Le iniziative giudiziarie faranno il loro corso, siamo in attesa di sapere quale esito avrà il reclamo dell’associazione contro la sentenza del tribunale che ha dato ragione al consorzio; ci sarà anche una decisione sul ricorso del ministero, che ha ottenuto per ora la sospensione della modifica dello statuto che aveva escluso tutti gli enti dal cda dell’ateneo facendo entrare il socio privato Aib. 

Noi ci stiamo impegnando perché la Dante Alighieri possa rinascere, anche a tutela degli studenti e i lavoratori. Spero che si capisca e che gli enti del territorio non siano visti come avversari: noi siamo i soggetti che vogliono avviare un nuovo corso per l’università”.

Vi vedono piuttosto, e lo hanno detto pubblicamente, come i soggetti che non hanno mai contribuito al finanziamento dell’ateneo, causando il dissesto conclamato che lascia ancora l’università sull’orlo della chiusura

“Dovremmo precisare che, secondo lo statuto, gli enti promotori sono tenuti a versare fondi in relazione ai propri bilanci. Riguardo la camera di commercio non è vero che non abbiamo dato nulla, è così solo da qualche anno, un periodo che coincide con i momenti più difficili e incerti della governance dell’università. E’ chiaro che se oggi ci stiamo spingendo fino a questo punto, sentiamo che la Dante Alghieri sia un’opportunità importante per il territorio: i problemi vanno risolti guardando al futuro, recriminare sul passato non serve. Detto questo, gli enti non sono una cassaforte. Non ci tireremo certo indietro in questo progetto di rilancio, ma non si può vivere solo sulle spalle dei soggetti pubblici. Un’istituzione amministrata bene è capace di sostenersi soprattutto con forze proprie”. 

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